ANNO 3 – N. 1-2 GENNAIO-APRILE 2021

È RISORTO


«Fratelli tutti», scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita. Queste parole di Papa Francesco della sua ultima enciclica ci interpellano non poco, e ci spiegano ancora una volta – se mai non lo avessimo ancora compreso – che il mondo è di tutti perché noi tutti siamo fratelli. Proprio tutti: europei e africani, ricchi e poveri, sani e malati. Tutti fratelli perché tutti figli dell’unico Dio, Creatore e Padre. Ma è davvero così in questo nostro mondo provato e piegato da questo flagello della pandemia, che ci svela ancora una volta come il rispetto della distribuzione universale dei beni deve venire prima degli interessi particolari di pochi e della sete di guadagni smisurati (leggasi ad esempio la produzione e distribuzione tra tutte le nazioni della terra dei vaccini anticovid)? Questa società, sempre più globalizzata, ci rende vicini, ma non fratelli: le persone sono ridotte a consumatori o spettatori. Il grido dei poveri viene ignorato o passa in second’ordine e molti, troppi, fingono di non sentire questo grido. Anche dalle nostre missioni in Perù e in Argentina, soprattutto, si leva alto con grande dignità un grido che ci racconta di poveri stremati più dalla fame, dalla insufficienza di cure sanitarie e dalla mancanza di lavoro e di solidarietà che dal covid stesso. Ascoltiamo allora questo grido con la consapevolezza che, come afferma ancora Papa Francesco, “non ci si salva da soli”, né da una parte né dall’altra del mondo. A me personalmente interroga nel profondo questa frase del Vangelo di Luca (9,24) «Chi vorrà salvare la propria vita la perderà e chi perde la sua vita per me la salverà», dice Gesù. Potrei anche intendere: chi non perde la propria vita con me, insieme a me, non la salverà. È un invito scandaloso e duro da capire ma, devo riconoscerlo, irrinunciabile. Apre a un’idea della nostra vita per cui solo l’amore e l’abbandono fiducioso all’altro, il “perdersi” nelle
braccia di colui che si ama ci fa guarire dalla solitudine, perfetti nell’Amore. Quell’Amore con la “A” maiuscola, esattamente come Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione che non ha trattenuto nulla per sé stesso e ci dona la sua Pasqua! Oggi, qui, ogni giorno, ovunque noi siamo! Scriveva il Card. Biffi: “Il sinedrio e gli scribi di turno sono sempre irritati verso il Signore Gesù che non si rassegna a restare quieto e inerte nel suo bel sepolcro. Ma questo Crocifisso, che nessuna tomba riesce più a rinserrare, non è fatto per lasciare tranquilli coloro che pensano di aver risolto col suo seppellimento i problemi della loro licenza di sragionare. In ogni epoca e in ogni luogo Gesù prosegue, nonostante tutto, la sua missione di unico e necessario Salvatore degli uomini”.
Questa è la nostra fede e la nostra speranza: “Cristo, risuscitato dai morti, non muore più: la morte non ha più potere su di lui” (Rm 6,9). Questo è il fondamento di ogni nostra fiducia, questa è la vera ragione della nostra esultanza e del nostro umile impegno.

BUONA PASQUA, Fratelli tutti !!!

Alberto Torre
Presidente