Giornalino


NON AVRÀ UNA TIRATURA da rotocalco, ma di sicuro possiamo dire che fi no ad ora ha avuto vita più lunga di tanti giornali e riviste nati con più ambiziosi obiettivi.
Fu una decisione illuminata, nel 1985, quella di uscire con un “giornalino”, come lo abbiamo sempre chiamato: il primo numero, che vedete in questa pagina, era in bianco e nero, con il solo logo a colori. In copertina due “grandi” missionari, Padre Paolino Tomaino e Padre Giuseppe Ambrosi, idue comboniani con i quali nasce l’impegno missionario del nostro gruppo. Il Dott. Roberto Azzimondi, primo presidente del PAT, scriveva nel primo numero: “...perché (il notiziario, ndr) riesca a portare a tutti i lettori la vicinanza e la concretezza delle diffi coltà e delle speranze, dei dolori e delle gioie del popolo africano, sotto molti aspetti in diffi coltà, ma così generoso e ricco di valori che noi abbiamo smarrito e che forse tramite loro sapremo riconquistare”.
Il giornalino è lo strumento con cui diamo voce ai poveri che bussano alle porte del PAT; questa voce vogliamo fare riecheggiare nelle vostre case e nei vostri cuori, vogliamo che chi bussa alla porta del PAT bussi anche alle vostre. E se la porta del PAT si è aperta a tanti fratelli è perché le vostre porte, carissimi lettori, si sono aperte insiemeai vostri cuori. E quando lanciamo una “sfi da” alla generosità sappiamo, per continuare la metafora, di sfondare una porta aperta!
Questo misero strumento, che naviga “a remi” in un oceano di carta stampata, ha tagliato il traguardo dei 30 anni! Modesto forse nell’aspetto, ma con un cuore che pulsa al ritmo del battito dei fratelli che dalla Bielorussia al Perù, dall’Uganda all’Argentina, dalla Romania alla Croazia ci chiedono “cuore”. La nostra ambizione è questa: far parlare loro ai vostri cuori. Puntare in alto non ci ha mai spaventati, perché in Alto Qualcuno ci aiuta, lo abbiamo toccato con mano per 35 anni. La Provvidenza non è mai mancata e voi ne siete stati strumenti generosi!
Non è però solo questo il giornalino: è anche un doveroso senso di rispetto verso tutti benefattori per la fi ducia che ripongono nel PAT. Attraverso queste pagine diamo conto degli esiti economici delle iniziative che lanciamo, del denaro e degli aiuti che consegniamo ai missionari. Perché se è vero che “la tua sinistra non deve sapere ciò che fa la tua destra”, è altrettanto vero che il PAT, che “amministra” i sacrifici e la generosità dei tanti benefattori, ha il dovere di rendere conto del suo operato. Perché la fi ducia che è alla base del legame con tutti gli amici e benefattori rimanga immutata, anzi si rafforzi. Per il bene di tanti.
Monica Monari
Direttore responsabile